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Page:Dell'Arte di Scrima Libri Tre (Giovanni dall'Agocchie) 1572.pdf/64

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timo è quello, quando si ferisce, mentre che'l nimico tira il colpo. Ma èper far ritorno al ragionare del ferire fuori di tempo; dico. Colui che anderà deliberato senza alcun vantaggio per ferire, essendo il nimico fermo in guardia; anderà fuor di tempo: perché in quel caso lo troverà libero, ove h'egli potrà fare i suoi contrarij come vi dissi nella dichiaratione del quinto capo.

Lep. Hor ch'io hò inteso tutti i modi da conoscere il tempo da ferire, vorrei ancor sapere, quando io volessi movere i piedi, ò mutarmi di guardia con giudicio, & senza pericolo, come haverei da fare.

Gio. Quando voi conosceste, che nel movervi di passo, ò mutandovi di guardia: il nimico spingendo la spada vi potesse arrivare; voi vi potete movere all'indietro, ò girare intorno, volgendogli in quel tempo un tramazzone contra la sua spada. Potete ancora mover il pie di dietro, ò vero nel movervi, urtare co'l falso, ò co'l fil dritto nella spada nimica, tirandogli di taglio, ò di punta, secondo l'occasione: perché ciò facendo, verrete a movervi con giudicio, & senza pericolo.

Lep. Questi mi paiono gli avertimenti, che mi havete dimostrati nel provocare il nimico.

Gio. E vero, che questi ancora sono di quella istessa maniera; perché (come vi dissi nel principio) non si può senza essi andare sicuro a ferire, riservando però i tempi.

Lep. Hor mi soviene, che nel ragionamento di hoggi, faceste ancor mentione de'tempi; vorrei saper meglio, & più chiaro quel che vogliate inferire?

Gio. Si come vi hò detto di sopra, se'l nimico movesse i piedi, ò alzasse la spada, ò vero si mutasse di guardia senza giudicio, che quelli sono i tempi da ferirlo; così voglio dire ancora, che quando voi conoscerete questi tempi; senza far altro potete andare a ferire sicuramente. Ma ritornando al sesto capo vi ragionerò delle