suo officio per la prima sententia; excepto se fosse dechiarato per pacto expresso che tanto devesseno combattere che luno o l'altro fosse morto, o desdicto; in tale caso saria tenuto lo abattuto, a retornare nelo combattere, o restare per perditore. Dunque se denota che quando accade simile caso nela battaglia debbe lo iudice il fine aspectare; in modo che luno, o l'altro resti morto, o superato; si como meglio diremo nelo capitulo appresso lo fine del presente libro uno simile caso declarando quando non aspecta il fine lo iudice spartendo intervene piu per clementia che per iustitia.
De doi intrati in battaglia de oltranza; & luno butta per terra l'altro; & quello che sta desotto disse io sono vinciuto; & dette una ferita al soprastante, & amazollo, quale sara il vincitore. Capitulo VI.
Essendo in Italia doi cavalieri Francesi; & imponendo luno a l'altro nome di traditore venero a guagio de battaglia. Onde per il signore de Padoa gli fo concesso il campo con quelli pacti che tra loro erano convenuti, declarando chel vincitore guadagnasse l'arme, & il cavallo del perditore; & oltra questo restasse traditore; intrarno nela liza in battaglia, luno butto per terra l'altro; de che quello che abattete lo suo nimico subito li monto desopra tenendolo strecto in terra, quello che de sotto stava disse io sono vinciuto; & dicendo tal parole tiro una ferita a quello che superato lo tenea in modo che de subito lo amazo.