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Page:Scienza d’Arme (Salvator Fabris) 1606.pdf/116

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MA QVESTA CHE SI VEDRA VENIRE, LAQVALE E VNA distesa di quarta, di mostrarà il modo, che si dee tenere à parare una botta, che uenga sopra del pugnale sia di punta ouero di taglio, laquale diffesa, acciò che sia buona, & forte oltre l’ unione delle armi si hà da uoltare tanto la mano di esso pugnale, che si uenga à parare col filo, che stà ordinariamente di sotto senza piegare la punta, affine che ’l colpo cada uerso il finimento di esso pugnale, che così la diffesa sarà più galiarda, & allongando bene inanzi le destre parti oltre che la botta si fà più longa, & il giro, che fà il corpo, fà restare più lontana la nimica, se bene si ricerca, che il corpo il piede, & l’ armi comincino, & finischino il moto in un sol tempo; si auertisce ancora, che quando si andasse à ferire, & non accadesse à parare, che all’ hora non è bene alzare tanto le mani per non scoprirsi tanto disotto mà deuono essere così unite con subbito ritirare il corpo restando nella unione delle armi con le punte dirizate uerso quella parte, oue sarà la nimica, facendolo con la terza, ouero con la stessa quarta, che così l’ huomo ritornarà sicuro in guardia. 70.