DELLE FINTE.
CAP. XIII.
IL nome d'ingannare, è per se stesso odioso, e par che sia proposta lontana dal vero, l'affermare che sia convenevole, e che partecipi della virtù, so che questa è una questione più da morali, che da professori di Scherma, tuttavia per quello che s'aspetti al mio proposito senza metter la falce (come si dice per proverbio) nel campo de gl'altri nissuno mi negarà che strattagemme delle guerre secondo le leggi militari non siano approvate, essendo molti huomini savi, che si sono acquistata eterna fama per haverle insegnate, Or la guerra non è altro, che un duello trà due Rè nel quale se è lecito l'inganno, ed è virtù, deve esser tale ancora nè duelli de privati, Questo inganno del quale io parlo non offende, nè la giutizia, nè la fede, ma è un precetto dell'arte per vincere simplicemente l'inimico, ed è chiamato Finta, qual sia la sua natura,