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Page:Scienza d’Arme (Salvator Fabris) 1606.pdf/231

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QVANDO QVELLA SECONDA GIONSE TANTO INANZI, CHE il pugnale cominciò à penetrare la punta nimica il ferito uolse cauare per liberarla, mà il ferittore cognosciuto il disegno nimico, lascio il pugnale nel luogo, oue era prima, & uoltò la mano in quarta andando à ferire nel meggio dell’ armi, laquale ferita gionse con tanta celerità che detto ferito non hebbe tempo di pararla, perche la spada feritrice, che era fuori dalla parte destra nimica, quando dal ferito è stato cauato, era essa tanto inanzi, che nel proprio punto del cauarsi & dirizarsi, era già ariuata al corpo, in modo che non è potuta essere respinta dal detto auerso pugnale, si come anco se il detto ferito si fosse ritirato, per hauere spatio di parare, il ferittore, lasciando la mano della spada nelo stesso luogo, haurebbe callato tanto la punta, che sarebbe andato à ferire sotto la mano del detto pugnale nel proprio tempo, che esso ferito credeua parare, ilquale non haurebbe potuto fare alcuna diffesa, & similmente se la spada dello stesso si fosse trouata più bassa, il ferittore lasciando il braccio del pugnale nella sua altezza medesima haurebbe uoltata la punta alo ingiù, & tenuta fuori di presenza la punta nimica. 162.