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Page:Regole di molti cavagliereschi essercitii (Federico Ghisliero) 1587.pdf/36

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temente non è ne moto, ne tempo; ma è ben principio, & fine d’orgni mouimento; & d’ogni tempo terminato: come manifesta Aristotile nel sesto della Fisica al testo vigesimo quarto.

Siede il mouimento fra due quieti: & la quiete, overo riposo, nó è altro, che priuatione del mouimento.

Et tre sono i movimentri, due semplici, i quali sono il retto, & il circolare: & il terzo composto di questi due, il qual serve all linea composta.

I due moti semplici ò sono naturali, ò violenti.

Il mouimento naturale è quello, che fanno i corpi gravi da un luogo superiroe, ad un’altro inferiore perpendicularmente, & senza violenza alcuna. Mouimento violento è quello, che fanno sforzatamente di giù in sù; di quà, & di là, per causa d’alcuna possanza mouente.

I moti naturali nel principio loro sono deboli: & quáto più vanno continuando il moto, tanto più diuengono di maggior forza.

I moti violenti sono di grand’effetto nel principio loro; dal quale quanto più s’allontanono, tanto più si scema la lor forza, & diuengono deboli.

Et di quattro forti sono i mouimenti di luogo à luogo: l’uno è spingimento chiamato, per cui scaccian do da noi le cose, che mouiamo, quelle in altra par te spingiamo: come facciamo nello spingere auanti la spada in stoccata.