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Page:Gran Simulacro dell'Arte e dell'Uso della Scherma (Ridolfo Capo Ferro da Cagli) 1610.pdf/32

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72 Lo scanso della vita vuol esser tale che altri non mostri più che il mezzo del petto, non solo nel fermarsi in guardia & nel cercare la misura, ma ancora nel ferire, perchè quanto meno di petto si mostra, tanto più si cammina & si ferisce in linea dritta & quanto più si scuopre, tanto più della misura & del tempo si perde.

73 A chi piacciano le guardie e contraguardie & lo stringere di qua, di là, di sopra e di sotto, le finte & contrafinte, i passi a traverso, li scansi delle gambe e l’incrociate, necessariamente formano & movono la vita in molti strani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessuna ragione, che stabile & vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori.

CAPITOLO VIII.

Delle braccia.

74 NELLO star in guardia & nel cercare la misura il braccio dritto ha da stare alquanto piegato, sì che la parte sua superiore si distenda in linea obliqua in giù, tanto che il gombito scontri la piega della vita & risponda al ginocchio dritto & la sua parte inferiore, retirata alquanto, formi insieme con la spada una linea dritta.

75 Nello stare in guardia & nel cercare la misura, il braccio manco insieme con la coscia & con la gamba sinistra ha da fare il contrappeso alla vita e alla coscia e gamba dritta, & la sua parte superiore vuol esser distesa, sì che risponda al ginocchio manco & scontri la piega del fianco sinistro, & la sua parte inferiore vuol stare alquanto in sè raccolta, per aiutare a spingere, con il suo moto, innanzi la vita nel ferire, il che non farebbe se stesse come se fosse abbandonato.

76 Nel ferire il braccio dritto vuol esser disteso in linea dritta, voltando la parte di sotto della mano e del braccio in su, hor di dentro hor di fuora, secondo da che banda si ferisce.