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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/130

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astutia, & ogni fraude per vincere, non pero e permesso de usare falsita de corrumpere il campione che non faccia il devere in iudicio de battaglia; perche la victoria che se obtenesse saria turpissima; perche li antiqui Imperatori li virtuosi pugnatori coronoavano, & denegavano a quelli che procuravano la victoria corrumpendo li adversarii per conseguire lo honore del triumpho, benche sia licito, como piu volte e dicto de sopra in battaglia de tutta oltranza per levare la potentia del inimico usare ogni fraude per salvatione dela vita, se intende on propria astutia de virtu militare, pero sara piu estimato quello che vince per virtu de battaglia con la strenuita dela sua persona, che quelli che con fraude, & inganni senza gagliardia, & valorosita restano vincitori benche superasseno possenti cavalieri. Sui che quello che corrumpe il campione non merita lo honore dela battaglia, & non po dire essere stato vincitore con arme, ne con spata; ma solo per corruptione laquale e molto da valorosi cavalieri condannata; perche e specie de gravissimi tradimenti, & de deverse la victoria denegare, dove se debbe per virtu d'arme acquistare, & superare o nimico per trovare la verita. Onde uno Philosopho dice che dove intervene corruptione de dinari non po essere cosa laudabile ne virtuosa, in questo iudicio de arme dove non e permesso corruptione alcuna se debbe vincere con la spata, & con la propria virtu de l'animo; & per questo non se dara lo honore a quello che vince corrumpendo il campione; perche la corruptione e simile del delicto che merita gravissima pena; & per questo non se da premio, ne honore