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Page:Duello, libro de re (Paride de Pozzo) 1521.pdf/111

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se; & per essere Re Piero comparso in tempo nelquale so[1] potea combattere non obstava che devesseno totalmente fugire il facto; & perche se scrive in stratogemate de Romani quali con astutia, & diverse fraude ingannavano loro nimici quali con quelle superavano (si como habiamo dicto nel secondo libro.) Onde per volere la questione dubia ventilata fra doi Re decidere se po commemorare quella degna auctorita che dice non sia nullo che iudica li facti deli Re excepto Dio, & che non sia nullo che condanni il senso regale; & perche il mio piccolo ingegno non bastaria al iudicio de doi Re iudicare, accioche non mi intravenesse che nissuno de loro dicesse a me quello che disse Re Corradino al iudice quale lo condanno a morte ala cita di Napoli per decreto de Re Carlo primo, nel pronuntiare queste parole. Serve nequam. serve nequam condennasti filium principis nescis quia par in parem non habet imperium.serve nequam condennasti filium principis nescis quia par in parem non habet imperium. Lequale poarole in effecto questo dicono. Servo iniquo. Servo iniquo condanni il figliol del principe; non sai tu chel paro contra de l'altro paro non ha potesta. Ma perche li principi sono ministri dele lege, & voluntariamente se voleno sottometttere ala iustitia secondo la lege, distinguendo dico; che se quello ilquale gionse prima, & aspecto l'hora solita nel partire, & con licentia del iudice se ne ando, overo se al tempo che gionse l'altro, lo iudicd era dal loco levato, era finito mo campo, la giornata, & lo iudice era dal loco levato, era finito lo campo, la giornata, & lo iudicio, o che havesse dato sententia in contumacia del absente; in favore del presente, quello sara contumace, che differite lo andare ne l'hora debita insuto a l'ultima; excepto se havesse allegato

  1. se